Raptus e violenza di genere

«La parola raptus è altisonante e suggestiva ma priva di valenza psichiatrica», spiega Franco Freilone, docente di psicopatologia clinica e forense presso l’Università di Torino, che continua: «Nella clinica forense non viene utilizzata e per noi psicopatologi significa poco o nulla. A livello puramente mediatico indica un comportamento violento apparentemente a ciel sereno, caratterizzato da un’aggressività e da una violenza omicida incontrollabili che potremmo meglio definire come “agito omicida violento e apparentemente improvviso”. In questi casi, pur mantenendo una sorta di consapevolezza, il soggetto compie un’azione impulsiva efferata, solitamente senza segni di organizzazione». Questa considerazione di natura tecnica assume rilevanza anche giuridica nei numerosi casi di femminicidio in cui i difensori degli imputati, autori di omicidio, cercano di ottenere sconti di pena invocando il cosiddetto raptus, strada maestra per la concessione di attenuanti.