La vicenda ha inizio nel 2006 e si genera all’interno di un rapporto di conflitto continuo e profondissimo tra madre e padre, da poco separati. Dopo la separazione, l’uomo si è rivolto al Tribunale per chiedere d’urgenza l’affidamento condiviso del figlio. Dalla relazione traspare che “il padre appare affettuoso con il figlio, capace di condividere con lui momenti sereni e divertenti”.
Ciononostante, la pronuncia non arriva né nel 2010, né nel 2012, né nel 2014. Il “decreto definitivo”, la decisione del Tribunale per i minorenni, è arrivata soltanto nel 2017, quando il bambino ormai era divenuto un ragazzo. Con il ricorso del padre in Corte d’appello, i tempi si sono ulteriormente dilatati.
Il ragazzo ha spiegato in audizione nel 2014 che “i rapporti si sono sempre più diradati, fino ad interrompersi”.
Col decreto del 2017 i giudici affidavano il ragazzo (ormai 17enne) in via esclusiva alla madre, motivando la decisione con il fatto che è sempre stata una “brava madre” pur non essendo stata in grado di assicurare il diritto alla “bi-genitorialità”.
La descrizione è stata redatta dalla studentessa Cecilia Medri.