Nella giornata del 31 marzo 2025, durante lo svolgimento di un momento di confronto organizzato nell’ambito del progetto “Come un’Onda”, promosso dalla Rai, è giunta la notizia dell’ennesimo femminicidio, cui è caduta vittima una giovane studentessa di 22 anni.
Da quanto riportano i quotidiani, l’indagato per l’omicidio avrebbe seguito la giovane nei pressi dell’Università, percorrendo insieme a lei un breve tratto di strada: verosimilmente, in seguito ad una discussione, l’uomo l’avrebbe accoltellata. Dagli accertamenti, sembrerebbe che il giovano fosse “innamorato” (…) della ragazza, senza essere corrisposto.
L’ennesimo episodio di femminicidio, che arriva proprio in un momento in cui l’Università degli studi di Milano era impegnata nell’educare e nel parlare alle nuove generazioni della gerarchia dei poteri – e del potere di genere -, dimostra quanto sia importante non solo arrivare dopo, con la norma penale, ma arrivare prima, con attività di educazione e prevenzione. Le attività che l’Osservatorio Violenza contro le Donne svolge, infatti, sono proprio ispirate a questo obiettivo: parlare, ragionare, confrontarsi per poter sviscerare gli aspetti più scontati della nostra quotidianità, ma che rappresentano i sintomi di una cultura profondamente patriarcale e che, nella peggiore delle ipotesi, come successo oggi a Messina, conduce fino a decidere della vita di un altro essere umano.
L’arrivo di questa notizia, in realtà, ci sconvolge ma non ci sorprende: così come non ci ha sorpreso, nel novembre 2023, la notizia che chi aveva messo fine alla vita di Giulia Cecchettin era l’ex fidanzato.
Nella sensibilità delle giovani generazioni, soprattutto nelle giovani generazioni di donne, c’è la piena consapevolezza che dietro ogni notizia di morte di donne ci possa essere il potere maschile, tanto che ci si aspetta con elevata probabilità un esito processuale di questo tipo.
Purtroppo, queste notizie sono all’ordine del giorno e non ci stupisce che la violenza si manifesti al suo apice, anche nelle generazioni come la nostra, se non più giovani.
Che cosa ci spinge, però, ad insistere, a non arrenderci, a perseverare, nel dedicare tempo, energie, e tutto quanto possiamo mettere a disposizione della nostra competenza ed esperienza, contrastare questo fenomeno? La risposta, probabilmente, sta in quelle stesse giovani generazioni che, pur a fronte della maggiore consapevolezza di ciascun* di noi al tema della violenza di genere, e pur a fronte di numeri sempre più preoccupanti, ci sia, comunque, la voglia e il desiderio di mettersi in discussione, di aprirsi e di sollecitare il cambiamento anche di chi ci sta vicino.
Durante l’incontro tenuto in Aula Magna, gli studenti e le studentesse dell’Osservatorio hanno fatto riflettere su alcuni piccoli comportamenti, che, come si diceva, possono nascondere quella gerarchia di potere che tanto vogliamo contrastare. Con le classi delle scuole superiori di Milano, infatti, si è parlato del tema della gelosia nelle relazioni interpersonali, della libertà e del catcalling. La reazione, come sempre, ci fa capire che qualcosa sta cambiando: il femminicidio Cecchettin, nonostante la sua tragicità, ha segnato la cultura generazionale, segnando un punto di svolta nella consapevolezza del fenomeno della violenza e della forza nello sradicarlo, per essere protagonist* della prevenzione.