Il fenomeno del caporalato diventa strumento di discriminazione multipla

In Italia, secondo il rapporto “Astomatie e Capotalato” dell’Osservatorio Placido Rizzatte della Flai-Ceil (2020), si contano tra 400 e 450 mila lavoratori e lavoratrici sfruttati dal sistema del caporalato. I lavoratori sono costretti ad accettare logiche disumane di

prevaricazione e di dominio ma, quando a essere sfruttate sono le donne, l’azione può aggravarsi dal piano lavorativo a quello sessuale.

Si sono verificati, infatti, casi di molestie a danno delle lavoratrici da parte dei datori di lavoro. È questo il caso delle lavoratrici indiane impiegate nell’Agro Pontino, retribuite 4 euro l’ora e costrette a orari di lavoro estenuanti. Le donne sono vittime di un ricatto psicologico e sessuale, costrette a vivere in uno stato di deprivazione fisica e psicologica.

Le lavoratrici impiegate in filiera soggiacciono ai desideri dei caporali, accettando abusi e molestie per paura di perdere il proprio posto di lavoro, rassegnandosi a una condizione di emarginazione e isolamento.

Nonostante le pratiche violente cui sono sottoposte, le denunce delle lavoratrici immigrate, in provincia di Latina, sono inferiori di oltre il 60% rispetto a quelle dei loro connazionali uomini. Mariti e familiari delle donne le inducono a non manifestare pubblicamente e formalmente il proprio stato di sofferenza.

La descrizione è stata redatta dalla studentessa Dara Vida Brandao.