Assoluzione in appello per “ritardo nella reazione”

I giudici della Corte d’Appello di Milano hanno confermato la sentenza di assoluzione del Tribunale di Busto Arsizio (VA) nei confronti di un uomo che era stato accusato di violenza sessuale. La decisione dei giudici meneghini conferma quella del tribunale lombardo e tiene conto del tempo di reazione della vittima, 20 secondi: tempo bastato per rendere non punibile il soggetto imputato. La decisione ha immediatamente suscitato la reazione dell’associazione Differenza Donna, che ha definito la sentenza un passo indietro di 30 anni nella storia della giurisprudenza, evidenziando l’intenzione di ricorrere presso la Corte di Cassazione. Nella prima sentenza era stato affermato dai giudici che “la vittima era stata creduta”, ma non era stata raggiunta la prova in dibattimento su quanto denunciato dalla hostess.

Il tema è certamente controverso e dibattuto, ma pone non poche problematiche sulla necessità che il rapporto tra due individui sia e permanga consenziente per tutta la sua durata, indipendentemente dalla condizione originaria dichiarata inizialmente. Tutelare l’incolumità fisica e psicologica della donna è, oggi più che mai, necessità primigenia della società, per prevenire ed evitare che chiunque possa arrecare un danno grave ed imperdonabile alla persona ed alla sua dignità.

La descrizione è stata redatta dallo studente Biagio Consiglio.