È accaduto nella Capitale, precisamente nel quartiere Grottarossa. Nel cuore della notte una panchina rossa, divenuta simbolo della lotta contro la violenza di genere e la recrudescenza fascista, per la scelta del luogo in cui è stata collocata, è stata barbaramente distrutta, e le travi che la costituivano riassemblate a formare una svastica.
L’episodio è indice di profondo allarme non solo politico, ma anche sociale. La panchina era posta in un largo dedicato a Settimia Spizzichino, l’unica donna sopravvissuta al rastrellamento del ghetto di Roma. Il gesto violento e spregiudicato mette in luce la necessità di una duplice lotta: quella contro la violenza di genere, che quotidianamente palesa la propria profonda radicalizzazione, ma anche nei confronti di ogni ideologia e recrudescenza fascista che è indice di un annientamento culturale e sociale del prossimo. La combinazione di questi due elementi può costituire la ricetta perfetta di un abbrutimento sociale senza precedenti, che mina al fondamento stesso della vita collettiva. La scelta di questo luogo simbolo per compiere il terribile atto di intolleranza e sopraffazione intreccia il dramma della violenza con quello dell’antisemitismo, piaghe della società contemporanea da combattere con forza e determinazione.
La descrizione è stata redatta dallo studente Biagio Consiglio.