Cass. pen., sez. un., 16/07/2020, n. 27326

Con la presente pronuncia la Corte di Cassazione chiarisce che nelle ipotesi di violenza sessuale commessa con abuso di autorità (609-bis c.p.), ciò che rileva è la coartazione della volontà della vittima da parte di un soggetto che si trova in  una posizione di preminenza. Con la specificazione che la precisa qualità del soggetto agente resta in secondo piano rispetto alla strumentalizzazione di tale posizione.

E dunque, per l’integrazione del reato non è necessario che l’autore del reato ricopra una posizione autoritativa di tipo formale e pubblicistico, ma è sufficiente che si realizzino abusi di poteri di supremazia di natura privata, al fine di costringere il soggetto passivo a compiere o subire atti sessuali senza averne manifestato il consenso.

Nello specifico la Corte afferma che “l’abuso di autorità cui si riferisce l’art. 609-bis c.p., comma 1, presuppone una posizione di preminenza, anche di fatto e di natura privata, che l’agente strumentalizza per costringere il soggetto passivo a compiere o subire atti sessuali”.

La descrizione è stata redatta dalla studentessa Agnese Caroni.