Cass. civ., sez. lav., 13/10/2020, n. 22075

Con la presente pronuncia la Corte di Cassazione afferma che è legittimo il licenziamento del funzionario di Poste italiane, a seguito di condanna per violenza privata e molestie telefoniche ai danni di una collega, anche se nel corso del procedimento ha ricevuto una promozione a direttore di filiale. Ciò a motivo del fatto che l’uomo non aveva informato la società dell’imputazione.

Infatti secondo la Corte l’avanzamento di carriera non può essere valutato come rinuncia al procedimento disciplinare da parte del datore di lavoro, rimasto ignaro della vicenda penale.

Per i giudici di legittimità il fatto che il dipendente avesse taciuto la pendenza del procedimento penale non poteva spiegarsi con il carattere personale della vicenda o per il motivo di non voler nuocere all’immagine aziendale.

Inoltre la Corte chiarisce che il fatto che il dipendente e la vittima delle molestie non fossero legati da alcun vincolo gerarchico all’interno della società non è rilevante poiché la valutazione della gravità di una condotta extralavorativa ben può prescindere dall’esistenza o meno di un rapporto gerarchico tra il soggetto attivo e la parte lesa.

La descrizione è stata redatta dalla studentessa Agnese Caroni.