Come non raccontare un femminicidio

Lidia è una delle 11 donne che, solo durante i primi tre mesi del 2021, sono morte per femminicidio. La ‘quotidianità’ con cui assistiamo a fatti di questo tipo rischia di renderci paurosamente avvezzi/e a notizie del genere tanto da non farci cogliere appieno la gravità del fenomeno.

D’altra parte, forse, l’essere continuamente aggiornati/e permette di ‘unire i puntini’, senza fermarsi a leggere un caso nella sua singolarità bensì identificandolo come manifestazione di un fenomeno culturale e sociale più complesso.

Ciò non è solo intuibile dal femminicidio in sé ma anche dal modo in cui esso viene continuamente raccontato dai giornali: parlare di ‘rapporto tormentato’, di ‘raptus’ o di come l’omicida descrivesse la relazione con la vittima come ‘caratterizzata da frequenti momenti di tensione’ in un articolo in cui si sottolinea che l’argomento centrale sia quello della violenza di genere significa non aver chiaro come si debba trattare il tema, nonché offrire un disservizio. 

La descrizione è stata redatta dalla studentessa Diana Novelletto.